Anni ’70 e ’80
IL PERIODO ESSENZIALE-SINESTESICO
Il giovane Santini in concomitanza con il ciclo delle sculture visionarie inizia a scolpire la nobile pietra, il marmo di Carrara, con temi che in apparenza sembrano non aver alcun collegamento tra loro ma che in definitiva hanno rappresentato e rappresentano tutto il suo percorso artistico che tutt’oggi è fiorente e più che mai di pregio. Queste sculture, realizzate dagli anni ‘70 agli anni ‘80, hanno una caratteristica comune: quella di vivere in maniera autonoma nel tempo, portando inconsapevolmente in nuce un “sentir l’eco” che sarà ripreso e rielaborato in futuro. Tutto ciò si riconosce nei differenti temi scolpiti, si riflette nei materiali utilizzati e si distingue nelle varie tecniche di esecuzione.
Vi è una serie di sculture, appartenenti a quegli anni, che non superano in altezza i 40 cm e che possiamo definire, come ci suggerisce l’artista, “sculture essenziali”. Sculture essenziali perché, prosegue Santini nel raccontarmi, questi temi e forme li ho ripresi e rielaborati successivamente nella mia scultura. Ancora oggi si possono vedere gli influssi, anche se la cosa più importante durante questi dieci anni consisteva nel fatto che ero spinto proprio da una esigenza dell’istinto, da una necessità interiore che si manifestava nell’opera finita.
Possiamo accorgerci e notare come alcune di queste sculture Iris, Io e te, Donna di Cuori, La cognatina ed altre, siano diventate occasione per assumere quel significato di opere preparatorie a quelle monumentali e da arredo urbano che saranno realizzate, a subbia direttamente dal blocco di marmo, nei primi anni ‘80.
Ogni scultura che rientra nel ciclo di quelle essenziali ha un suo perché, ha un suo viaggio nell’animo interiore e una sua ricerca nel tempo del “qui e ora” dell’artista. Citiamo ad esempio Cutrettola, un uccello stanziale presso fiumi e torrenti conosciuto anche coll’appellativo di Ballerina, oppure il Canneto, scultura in serpentino, che rievoca l’infanzia di Santini che dall’uscio di casa vedeva davanti a sé piante di bambù come una siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Così pure la scultura Passaggio n. 1, in nero Belgio e giallo Siena, nasce dall’osservazione della luce del sole riflessa sull’acqua del mare al tramonto, quasi a voler indicare una porta di passaggio ad altra vita.
Infatti, ogni opera eseguita in questo periodo ha vita propria, è un pensiero, un’emozione, un sentimento che prende immagine e consistenza dai flussi di coscienza e dai moti del cuore esprimendo il suo vero sentire ed il suo modo di concepire e condurre l’esistenza.
Oltre al ciclo delle “sculture essenziali”, Santini a metà degli anni ‘70 si dedica alla realizzazioni di sculture erotiche nelle quali la ricerca formale dell’essenza dell’erotismo è alla base dell’opera che non sottovaluta né disprezza uno dei cinque sensi dell’osservatore, il tatto. Anzi come mi spiega di fronte all’opera dal titolo Under cover è proprio nel toccare la scultura che si ha una percezione completa dell’opera d’arte, perché prima si vede, si scruta e poi si tocca; si deve toccare, perché è proprio attraverso il tatto che noi ci relazioniamo a questo genere di scultura. È proprio il tatto, il contatto fisico con la scultura, che fa nascere in noi un’emozione come se la vista da sola non fosse in grado di offrirci. Le sculture erotiche di Santini sono sculture che devono esser toccate e non solamente viste, perché vista e tatto sono complementari per far sì che l’osservatore raggiunga la sua massima fruizione. L’idea che le sculture si possono o si devono toccare porterà l’artista, molti anni dopo, a creare una serie di opere dedicate ai non vedenti sulle quali sono incise poesie in alfabeto braille come, per esempio, Ed è subito sera di Salvatore Quasimodo. È un omaggio di Santini a quella umanità sofferente mediante la poesia e la scultura come una dedica dal cuore a tutte quelle persone che non vedono e che tuttavia, mediante il tatto, entrano in relazione col mondo.
Il decennio che va dagli anni ‘70 agli anni ‘80 è un periodo rappresentativo e sperimentale per lo scultore Santini perché raggiunge un’accurata qualità tecnica e, in modo rigoroso, affina il linguaggio formale: connubio che lo porterà alla partecipazione del suo primo Simposio di Scultura. Siamo precisamente nel luglio del ‘79, nella città di Carrara e in questa occasione realizza per la prima volta in marmo Bianco Carrara una scultura visionaria dal titolo Omaggio a Dioniso. Mentre l’anno successivo, sempre al Simposio di Scultura della stessa città, in marmo statuario scolpisce Leda e il cigno, opera che appartiene alla tematica delle sculture erotiche. E poi, nell’84 al Simposio di Scultura della città di Digne in Francia, esegue Donna di cuori, che riprende dal ciclo delle sculture essenziali.
Ogni opera realizzata in questo decennio, a suo modo, rappresenta uno stato d’animo, un’esperienza, un viaggio nell’interiorità dell’emozione che è stato scolpito su pietra quasi a significare un eterno ritorno della materia e del suo pensiero sulla linea del tempo.