Silvio Santini

GIOVANE SCULTORE VISIONARIO

Malebolge

Lo stile di vita del giovane scultore Silvio Santini è affine ad un arcobaleno di passioni che pulsa sulle onde dell’universo e ben si riconosce nella frase scritta oltre un secolo fa da Nietzsche bisogna avere un caos dentro di sé per generare una stella danzante in Così parlò Zarathustra, un libro per tutti e per nessuno.

In questo primo periodo, gli anni ‘70 vissuti come caos intimo e spirituale, la sua ricerca artistica è volta a tradurre voci interiori e pulsioni emotive direttamente sulla pietra. È stato detto che le mani sono finestre sull’animo umano e questo è un modo di comprendere il giovane Santini ed intuire che proprio le sue mani ed il suo cuore scolpiscono trasferendo calore e vitalità alle intime visioni intraviste nella pietra.

Vizi e virtù

Sono gli anni nei quali Santini si appresta ad entrare nel mondo dell’arte con le sue prime sculture che avranno un tema comune: la visione interiore. Così queste prime opere rappresentano ciò che il giovane scultore visionario sente dentro di sé e vede con la coda dell’occhio. Si sente come attraversato da un fiume di passioni e vede immagini sensuali, eccitanti o erotiche frutto di un’immaginazione creativa che dà origine al ciclo delle sculture visionarie.

Rilevante è constatare, in questo suo primo periodo artistico, come l’azione trasporta il suo animo in luoghi fertili da fecondare, così come il vento trasporta il polline che agisce meravigliosamente per una nuova esistenza. Proprio questa vitalità traspare in ogni sua scultura, ogni singola opera è una visione, un viaggio esistenziale, un’esplorazione fantastica, un equilibrio tra emozione, forma e materia che nella pietra diventa realtà. Così nascono le sculture visionarie, simili a orge dionisiache, dove l’impulso erotico sprigiona quella sensualità animalesca in forma elegante, tale da rievocare l’inferno dantesco con le sue malebolge oppure il girone laddove i lussuriosi consumano le voglie più basse, peccator carnali che la ragion sommettono al talento.

Un insieme di passioni, erotismo, sensualità, movimenti di corpi e danze sfrenate, tutte visioni evocanti lo spirito di William Blake, che il giovane Santini venticinquenne riconosce nelle formazioni calcaree, stalattiti e stalagmiti dentro la grotta della Tana dei Tufi a Torano o all’interno della cava di statuario a Crestola, fino alla cava Rava, situata in un monte che domina dall’alto il natio paese.

Omaggio a William Blake

Formazioni calcaree che, come racconta il nostro artista, avevano tutto dentro e la forma già era presente, forme erotiche e non, che affioravano in superficie ed era sufficiente accentuare e far risaltare quello che già vi scorgeva, dato che madre natura le aveva scolpite nel tempo e poi nascoste.

Così la serie di sculture visionarie, composta da dieci opere, non aveva bisogno di nessuna progettazione né di studio; era solamente l’occhio interiore ed artistico di Santini che sapeva individuare in quelle stalattiti e stalagmiti opere scultoree che successivamente venivano modellate sapientemente a mano col solo martello e scalpello per donare loro quel soffio vitale che oggi ci rapisce. Dunque le sculture visionarie rappresentano il primo periodo dell’artista, dove la pietra accarezzata dalle morbide mani, prendeva forma e vita, e per questo motivo si può proprio affermare che il giovane scultore visionario in esse ha colto l’essenza trasformandola in arte.

Mitologia e Presente